“Voglio diventare manager.”
Una frase che riecheggia spesso nei colloqui di carriera, nelle sessioni di coaching e nei bilanci di competenze. Eppure, dietro questa affermazione apparentemente lineare si cela un mestiere complesso, ricco di responsabilità relazionali ed emotive, prima ancora che tecniche.
Essere manager non è solo un ruolo: è un mestiere
Molti ambiscono alla carriera manageriale per ragioni legittime: crescita, visibilità, retribuzione. Ma fare il manager non significa solo “fare un salto in avanti”: significa cambiare completamente prospettiva. È un mestiere che richiede strumenti specifici, attitudini relazionali e soprattutto una forte capacità di lavorare su sé stessi.
Conosci te stesso per gestire gli altri
Gestire persone significa essere il primo riferimento emotivo, motivazionale e decisionale per un team. E questo presuppone la capacità di riconoscere e regolare i propri stati interni. Pensiamo a un manager che riceve una critica indiretta da parte del team. Se non ha lavorato su sé stesso, potrebbe reagire in modo difensivo, irrigidirsi, diventare passivo-aggressivo o chiudersi. Ma un leader consapevole sa riconoscere la propria reazione emotiva, sospenderla, e chiedersi: “Cosa sta davvero succedendo qui? Cosa posso imparare?”
Questo è il cuore della leadership: la consapevolezza che ogni interazione è un’opportunità di ascolto e crescita.
Leadership è anche esposizione, vulnerabilità, realtà
Fare il manager significa vivere in prima linea. Lo sa bene Luca Grassi, fondatore di Concordia, che condivide così la sua esperienza:
“È quello che faccio ogni giorno, nei percorsi con i miei clienti. È un mestiere che mi mette a contatto con tutto ciò che è umano: la bellezza delle conquiste, l’orgoglio per la crescita delle persone, ma anche la fatica, i conflitti, le paure, le rinunce.”
Luca racconta di aver visto la competenza nascere dove prima c’era insicurezza, l’amore per l’azienda trasformarsi in azione concreta, collaboratori superare ostacoli che parevano insormontabili. Ma, allo stesso tempo, non nasconde il lato più duro della leadership: il senso di delusione e vulnerabilità che si prova quando un legame di fiducia si spezza.
“Solo pochi giorni fa, un cliente mi ha chiamato dicendomi: ‘Sai XXXX, quello che abbiamo formato, sostenuto, accolto anche nelle sue difficoltà personali… ha dato le dimissioni. E oggi scopriamo che è passato alla concorrenza. E che ci ha mentito.’”
In quei momenti, il dolore non è solo professionale, ma profondamente umano. Eppure, è proprio lì che nasce la vera leadership: non nella negazione del dolore, ma nella sua elaborazione.
“Ogni persona ha il diritto di scegliere. Non possiamo pretendere che tutti vivano con i nostri stessi valori. Possiamo solo scegliere, ogni giorno, se rimanere fedeli ai nostri.”
Da questo passaggio difficile, Luca trae un messaggio potente: scegliere la gratitudine, anche quando fa male. Perché la leadership autentica si costruisce anche nel confronto con il limite, nella capacità di non chiudersi, di restare aperti, di continuare a credere.
La leadership è relazione (non controllo)
Essere manager oggi significa costruire relazioni basate su fiducia, coerenza e autenticità. Non serve “avere sempre ragione”, ma saper ascoltare, creare spazi psicologicamente sicuri e dare senso al lavoro delle persone. Il manager che crea valore è quello che fa crescere gli altri. E la capacità di fare questo parte da un equilibrio interiore: chi si conosce, non ha bisogno di controllare; chi sa stare nell’incertezza, permette agli altri di esprimersi.
Concordia e il supporto alla leadership consapevole
In Concordia, lo vediamo ogni giorno: il successo organizzativo passa da manager che sanno integrare competenze, relazioni e consapevolezza. È ciò che anima ogni percorso, ogni intervento, ogni riflessione portata avanti con le aziende. Per questo affianchiamo le persone nel diventare leader autentici, non solo “capi di qualcosa”.
Diventare manager non è un traguardo da conquistare, ma un percorso da costruire. Richiede umiltà, ascolto, coraggio e – soprattutto – voglia di mettersi in discussione.
Se ti stai dicendo “Voglio diventare manager”, prova a partire da qui: chiediti come stai oggi con te stesso, con le tue emozioni, con i tuoi limiti. E poi domandati:
“Quanto sono pronto ad ascoltare gli altri, davvero?”